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      Home  /  Fashion   /  La moda che cambia per sostenibilità? Ormai è realtà!
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      La moda che cambia per sostenibilità? Ormai è realtà!

      Moda sostenibile: un trend che per fortuna sta prendendo piede!  Sappiamo bene che l’industria della moda è sempre stata accusata di essere poco responsabile dal punto di vista ambientale e sociale, come abbiamo visto in modo approfondito in questo articolo. Tuttavia, negli ultimi anni, sempre più aziende del settore stanno prendendo provvedimenti per diventare più sostenibili attraverso  il lancio di collezioni speciali, nuovi materiali e azioni concrete da parte degli stilisti.

      Lo sappiamo bene, una delle principali preoccupazioni dell’industria della moda è l’impatto ambientale. La produzione di abbigliamento comporta infatti l’utilizzo di risorse naturali, come l’acqua e le fibre tessili, che genera ingenti rifiuti ed emissioni di gas serra. Per questo motivo, molte case di moda stanno sviluppando pratiche sostenibili per ridurre l’impatto ambientale della loro produzione: le tematiche della sostenibilità stanno diventando parte integrante delle strategie aziendali a cominciare da alcuni brand del lusso fino alle catene del fast fashionthumbnail-24

      Le iniziative europee

      La Commissione europea per cercare di supervisionare in che modo le industrie fashion consumano e producono, ha proposto una serie di iniziative che mirano alla trasformazione sostenibile del settore produttivo, attraverso alcuni  criteri standard di certificazione. In particolare:

      – La frequente pratica di distruggere capi invenduti verrà resa illegale;

      – Stop alle microplastiche, si prediligerà la scelta di materiali non sintetici, e incentivi per investimenti in tecnologie di filtraggio delle lavatrici industriali e domestiche;

      – Trasparenza: il mercato dovrà avere il diritto di sapere come, dove, da chi e in che modo vengono realizzate le componenti degli abiti che indossiamo;

      – No greenwashing: tutte le comunicazioni sulla sostenibilità di un prodotto dovrà essere supportata da prove scientifiche verificate;

      – EPR ‒ Extended producers’ responsibility: la Commissione Ue ha proposto che siano i brand a occuparsi della gestione del fine vita di ogni articolo prodotto tramite il pagamento di una tassa dedicata che servirà a potenziare sistemi di raccolta, recupero e riciclo;

      – Per limitare il business model dei brand fast-fashion, responsabili di aver innescato insostenibili cicli di sovrapproduzione e sovraconsumo, la Commissione chiede che venga ridotto, tra le altre cose, il numero di collezioni e drop annui;

      – Ricerca e innovazione: sostegni alla ricerca per lo sviluppo di nuove tecnologie per il riciclo dei materiali tessili e di nuovi materiali bio-based.

      – Giustizia sociale: la Commissione chiede che gli articoli realizzati in condizioni avverse ai diritti fondamentali dell’uomo non siano più ammessi nel mercato europeo;

      Vintage o scarto: recuperare vestiti usati per la rivendita è diventato sempre più difficile e costoso a causa della scarsa qualità progettuale iniziale dei capi. Costo che i paesi occidentali esportano vendendo più della metà dei capi d’abbigliamento usati a paesi extra Ue le cui discariche e risorse naturali sono, però, oramai sature. L’esportazione di vestiti usati, propone la Commissione, avverrà dunque solo verso paesi che ne dimostrino la volontà e la capacità di gestione.IMG_8521Queste innovative iniziative, se promosse dal Parlamento e dal Consiglio europeo, riuscirebbero a far diventare il mercato del nostro continente il primo in tutto il mondo  ad acquisire regole in armonia tra loro sulla sostenibilità dei prodotti.

      La sostenibilità sta inoltre diventando sempre più importante per i consumatori, che sono sempre più consapevoli delle conseguenze delle loro scelte di acquisto, e grazie a questo molti marchi di moda sono i primi a voler fare appello a questa sensibilità.

      Infatti, recentemente alcuni brand hanno deciso di rimodellare i propri loghi in base a una filosofia a basso impatto ambientale. Smussati gli angoli e alleggerito l’heritage, i loghi sembrano quasi riprodurre il simbolo del riciclaggio.

      Lo ha fatto Louis Vuitton, lanciando una sneaker composta al 90% da materiale riciclato e con lettering LV terminante in frecce, Valentino che ha aggiunto delle punte a forma di freccia all’anello intorno al suo lettering “V”accompagnando il lancio di sneakers che includevano materiali riciclati e bio-based e anche il logo Prada ha trasformato la sua punta a freccia per segnalare la sua ambizione di eliminare gradualmente tutto il nylon vergine dalle sue collezioni.

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      In conclusione, possiamo dire che quello di sostenibilità e moda è un connubio possibile e necessario. Sia dal punto di vista ambientale che sociale, le aziende del settore devono prendere provvedimenti per diventare più sostenibili, e per fortuna questo sembra che stia accadendo con sempre più frequenza.

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